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di Alessandra Luciani

I prezzi delle case scendono solo in Italia

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La scorsa settimana sono usciti i dati di Eurostat con la fotografia dell’andamento dei prezzi immobiliari in tutta Europa: nel terzo trimestre 2016 i valori registrati nella zona euro sono aumentati del 3,4% (nell’intera UE del 4,3%) rispetto al terzo trimestre 2015. Ci sono solo due Paesi con il segno meno: Cipro (-3,3%) e Italia con un meno 0,9%. In cima alla classifica ci sono i Paesi dell’Est Europa, con Ungheria (+11,6%), Lettonia (+10,8%) e Bulgaria (+8,8%) sul podio.

L’unico commento al dato italiano, è quello ormai classico e puntuale di Confedilizia che parla di un peso eccessivo di tasse e imposte sulla casa, un dato che può convincere sicuramente i più, ma il lettore più attento potrà verificare da diversi studi e paper di analisi come ciò non sia esattamente così, specie se confrontato con i dati di altri paesi europei.

E perché allora i prezzi scendono? Perché non ci sono soldi? O perché i proprietari di immobili forse non vogliono (s)vendere?

Forse la domanda da cui bisogna partire è: ma vale ancora la pena comprare casa, oggi?

Con la crisi economica, e occupazionale, che non dà cenni di miglioramento, è sempre più ampia ed evidente la frattura fra la generazione dei Millennials da una parte, la Generazione X e quella dei Baby Boomers dall’altra, che in maniera semplice (ma non semplicistica) si può riassumere con un cambiamento di paradigma: meglio usare che possedere.

Il mantra e le aspettative genitoriali ripetute per decenni si potevano riassumere con: studiare, avere una casa, una famiglia, una bella macchina e possibilmente anche una seconda casa in un luogo di mare o montagna. Oggi la casa (e la macchina) come status symbol per eccellenza, semplicemente non interessano ai giovani. C’è una generazione cresciuta nella certezza che l’acquisto di una casa fosse una sicurezza, l’unico modo per impegnare i propri risparmi. Ciò era (è?) dovuto alla diffusa ignoranza in materia finanziaria, ma oggi vivere in affitto, è una scelta figlia dei tempi, ma anche di praticità.

Con la precarietà del lavoro, o le necessità delle aziende di trasferire il proprio personale, il lavoro di tutta una vita non esiste più (nemmeno in banca, ndr) e quindi non possedere un appartamento significa potersi spostare più agevolmente da un luogo all’altro alla ricerca di un lavoro, senza avere troppi legami. Che senso ha accollarsi un mutuo di 30-40 anni in una situazione in cui il mercato del lavoro non offre certezze? Morale: l’acquisto della prima casa non è un bisogno pressante.

Oltre a ciò i Millennials sono una generazione di zero-equity e che anche in un contesto immobiliare in cui i prezzi sono sensibilmente scesi rispetto ai picchi pre-crisi finanziaria, in pochi hanno la liquidità del tipico 20% del valore dell’immobile: mentre 30 anni fa, i giovani erano quelli che guadagnavano più soldi sulla media nazionale, oggi i loro salari sono inferiori del 19% rispetto ai loro coetanei negli anni Ottanta (secondo uno studio del Luxembourg Income Study pubblicato lo scorso anno).

Sì, ma allora perché solo in Italia i prezzi calano?

Il dato di Eurostat, ripreso nell’incipit, andrebbe disaggregato perché anche in Italia ci sono aree dove i prezzi sono in rialzo, e zone dove sono in deciso calo. La domanda è al palo, lo stock di appartamenti esistente è impressionante, e il “nuovo” ha ormai 3-5 anni, e non è più tanto nuovo il più delle volte. E già qui può scattare il primo sconto, vista l’ampia scelta a disposizione da parte di un acquirente. Servizi e infrastrutture (leggi mobilità) sono sempre più un must, ma la “parola magica” è opportunità: opportunità economiche, di lavoro, in primis; opportunità sociali e culturali; in definitiva opportunità di crescita personale e professionale.

Banalmente: i prezzi salgono dove c’è una risposta a queste domande (Londra, Berlino, Parigi che trainano il mercato dei rispettivi Paesi, ma che non sono più solo capitali di uno Stato ma hub internazionali di incontro di opportunità), o dove queste opportunità sono inferiori ma si può risparmiare sul costo della vita (mai visto qualche pubblicità in Rete, o qualche sito internet rivolto a pensionati o meno giovani per trasferirsi in Bulgaria? A Praga, o Budapest? Guarda caso tutti Paesi in cima alla classifica dell’aumento dei prezzi). In Italia solo Milano ha le caratteristiche per competere in tale scenario.

Ecco quindi che se un Paese è fermo al palo, non c’è una strategia di sviluppo, e il “benessere” sta scemando, il trend non può essere che negativo. I giovani, ovvero coloro che dovrebbero trainare la nuova domanda si trasferiscono dai piccoli centri ai capoluoghi di provincia, e da qui alle città dal respiro internazionale (o comunque in città facilmente raggiungibili di tali contesti). Inutile illudersi: i prezzi pertanto continueranno a scendere, molto nell’hinterland e in provincia. La domanda abitativa diventa principalmente urbana, di città. Se i prezzi scendono, il mercato della locazione viceversa sta migliorando perché i proprietari hanno trovato metodi più sicuri (ecco il boom dell’affitto breve) dei classici contratti.

Nuove opportunità = Nuove esperienze. Fateci caso: oggi i giovani (ma anche i meno giovani) non vogliono più ascoltare storie su quello che possiedi, ma storie sulle cose che hai fatto, o stai facendo, nella vita. Così una casa non è per sempre. E i prezzi scendono.

fonte il sole 24 Ore 24 gennaio 2017

Abitare a Roma in periferia Rodrigo Pais fa ripercorrere spaccati di vita della capitale

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Le immagini realizzate dal fotografo Rodrigo Pais restituiscono con stile diretto e pragmatico, caratteristico del fotocronista, l’identità profonda della città di Roma e della sua periferia, con la stessa intensità d’immagini fotografiche di grandi autori come: William Klein per il progetto sulle strade della città natale “New York 1954-1955”, Bruce Davidson in “East 100th Street”serie del 1966-1968 che racconta la realtà di un caseggiato dell’East Harlem conosciuto per il suo degrado abitativo, Garry Winogrand e la sua fotografia di strada tra New York e Los Angeles, le riprese delle vie deserte di Eugène Atget e l’umanità di Robert Doisneau per la città e i sobborghi di Parigi, e naturalmente Vivian Mayer per la brulicante Chicago. Della capitale italiana Pais non testimonia soltanto un periodo storico dal punto di vista dello sviluppo urbano o storico-politico ma ne entra nelle trame più sottili. La sua fotografia, sociale e documentaria, in diverse occasioni di denuncia, è rappresentazione di una realtà cruda e diretta che restituisce all’osservatore l’identità di una città che si trova nei volti della gente, nei luoghi e nei paesaggi in cui abitano. L’approccio documentarista e l’uso agevole della piccola Leica o della Rolleiflex, comportano un grado elevato di coinvolgimento dei soggetti che permette al fotografo di catturare ciò che si dipana in strada tra eventi epocali ed altri apparentemente insignificanti. La prolifica raccolta documentale prodotta con dovizia e professionalità, composta da quasi 380.000 fototipi di valore storico imprescindibile ma anche di grande valore artistico, è la testimonianza storica, culturale e sociale di una grande metropoli ma altresì della quotidianità che senza l’obiettivo fotografico e la sensibilità di Pais sarebbe perduta. La mostra  è organizzata in tre sezioni. La prima, affidata all’architetto Stefano D’Amico, ricostruisce lo sviluppo edilizio pubblico e privato della città dagli anni ‘50 fino agli anni ‘90 del secolo scorso. La seconda, affidata al professor Francesco Sirleto, illustra le lotte per il diritto alla casa partendo dalle prime manifestazioni spontanee fino ai movimenti più consapevoli e organizzati da enti come il Sunia. La terza affidata al sociologo Franco Ferrarotti che fin dagli anni ‘70 si è occupato delle periferie di Roma e, in particolare, delle condizioni di vita dei baraccati.

fonte web gazzetta regionale 21/12/2016

Museo di Roma in Trastevere Piazza S. Egidio prorogata al 15 gennaio 2017, da martedì a domenica ore 10.00 – 20.00 (chiuso il lunedi)

 

ANDAMENTO DEI PREZZI PER IMMOBILI IN ROMA

aprile

Nel mese di Aprile 2016 per gli immobili residenziali in vendita sono stati richiesti in media € 3.322 per metro quadro, contro i € 3.415 registrati il mese di Aprile 2015 (con una diminuzione del 2,75% in un anno). Nel corso degli ultimi 24 mesi, il prezzo richiesto all’interno del comune di Roma ha raggiunto il suo massimo nel mese di Maggio 2014, con un valore di € 3.615 al metro quadro. Il mese in cui è stato richiesto il prezzo più basso è Gennaio 2016: per un immobile in vendita sono stati richiesti € 3.305 per metro quadrato.

 

Fonte Immobiliare.it

l’Iran ha bisogno dell’expertise italiana per attrarre investimenti internazionali

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Mercoledì 13 aprile Andrea Goldstein, Managing Director di Nomisma, visiterà Teheran per discutere di temi di forte attualità per il processo di riforme economiche in corso in Iran.

Goldstein parlerà di “Developing the Private Sector – Lessons from the Italian experience with SMEs and industrial districts” presso l’Institute for Management and Planning e di “International Investment – Options for a middle-income emerging economy” presso l’Institute for Trade Studies and Research.

Si tratta di due tra i più importanti think-tanks iraniani, con cui Nomisma collabora nel quadro del nuovo Osservatorio Iran che l’istituto bolognese ha attivato proprio in coincidenza con la visita del premier Renzi.

Nomisma sta rapidamente creando le competenze e le reti di relazioni per offrire sostegno alle imprese italiane interessate al mercato iraniano. L’Iran è un polo importante per l’economia globale e suscita un grande interesse nella comunità economica internazionale e italiana. Il legame tra il nostro paese e l’Iran è solido, come ha dimostrato la visita del Presidente iraniano Hassan Rouhani a Roma, che ha scelto la Città Eterna come prima città occidentale per una sua visita.

Come afferma Andrea Goldstein: “in un anno iniziato sotto il segno dell’incertezza geopolitica e dell’instabilità dei mercati a livello globale, il ritorno dell’Iran sulla scena economica è un segnale assolutamente positivo. C’è molto bisogno del know-how delle imprese italiane, così come di maggiore conoscenza delle strategie che hanno reso possibile il successo delle PMI e dei distretti industriali”.

fonte sito nomisma

Iran: Developing the Private Sector and Promoting International Investment

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L’Iran suscita il crescente interesse della comunità economica internazionale e anche dell’Italia, come testimoniato dalla visita che il premier Renzi svolgerà a metà aprile. Proprio in quei giorni anche Nomisma, che già ha analizzato le prospettive che si aprono per l’agroalimentare italiano, sarà a Teheran. Il prossimo 13 aprile Andrea Goldstein, Managing Director di Nomisma, terrà due seminari in importanti think-tanks iraniani, su “Developing the Private Sector – Lessons from the Italian experience with SMEs and industrial districts” all’Institute for Management and Planning Studies, e su “International Investment – Options for a middle-income emerging economy” all’Institute for Trade Studies and Research (ITSR).

In programma anche una serie di incontri bilaterali per approfondire la rete di relazioni di Nomisma in Iran e offrire sostegno alle imprese italiane.

fonte Sito nomisma

APPLES

MELE

Colpì e illuminò Newton sulla legge di gravitazione universale ma era anche la copertina di un Lp dei Beatles di cui Jobs s’innamorò…